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domenica 28 dicembre 2014

Birmingham I miss u

Questa Londra porta male. Gli dei dell'Olimpo hanno deciso che tra me e questa città non s'adda fare. Non c'è feeling. Ieri ero super felice di uscire finalmente, andare in zona uno, incontrare due povere au pair come me che sono qui a Londra e fare un felice e allegro giro spensierato da allegra turista in felice compagnia. I trasporti qui a Londra funzionano benissimo. Vedrai, devi prendere più mezzi ma sarà tutto semplice, non puoi perderti. Prendere la metro qui è semplicissimo, dicevano. Vedrai, sarà un gioco da ragazzi. Il piffero. Esco di casa, dicevano facesse freddo, ma questi poveri miseri londinesi non conoscono il vero freddo dell'est, il freddo che solo noi a Birmingham possiamo avere. Esco di casa stile omino della Michelin per deridermi da sola in quanto non faceva affatto freddo o almeno, non quel freddo a cui purtroppo ho dovuto abituarmi da due mesi a questa parte. Direzione fermata del bus. Uno ogni dieci minuti, tutto regolare, come da noi. Se non fosse che nel Midland se non hai la carta trasporti puoi serenamente e tranquillamente e senza problemi fare il biglietto a bordo, che stiamo parlando di un bus o di un tram, fa lo stesso. Qui no. Devi avere la carta per i trasporti con dentro i soldoni se vuoi circolare, se no ti attacchi. E così la famiglia del Mulino nero - per ovvi motivi non è bianco - mi ha dato la tessera con appena i soldi per il bus. Salgo e prendo posto. Scendo alla fermata della mia metro. Tutto sembrava sereno. Prendo da Morden la linea nera, chiedo informazioni all'allegro operaio del punto informazioni della metro stessa che mi dice di stare sulla linea 2 per poter andare dove devo andare. Mi fido di lui. Pessimo errore. La metro fa tutt'altro giro e così cambio la linea nera con la marrone per poi prendere la rossa e finalmente arrivare persino puntuale in zona uno al punto d'incontro con le altre due ragazze. Esco dalla metro e ... Sono tutti italiani. E quando dico tutti, intendo proprio tutti. Quindi no, non è una leggenda metropolitana, a Londra troverete gli italiani. Dopo due mesi in cui solo su Skype sentivo la mia lingua, adesso sono circondata. Raggiungo le altre ragazze e andiamo allegramente a pranzo, è mezzogiorno passato ormai, anche se tutte siamo uscite di casa per incontrarci alle dieci e mezza, fate un po' voi. Pizza italiana presa dai Fratelli la Bufala, pagata troppo come pagate troppo anche le birre, ma siamo a Londra, siamo in vacanza, siamo felici e lo facciamo. Shopping in negozi superaffollati - da italiani, ovviamente - con gente che ha trecento buste strapiene di cose e poi mi vengono a parlare di crisi. Felici per il Boxing day anche noi compriamo, io sono al settimo se non ottavo o nono cielo: ho finalmente comprato le Dr Martines! Mi commuovo solo a pensarci. Pagate pochissimo, vi presenterò le mie bambine quanto prima. Giro turistico in cui non vediamo nulla perché inizia a fare freddo e io ho la nausea per la troppa gente che c'è, non riesci a fare un passo, tutti che ti urtano, ovviamente sono tutti turisti, tutti che vanno di corsa che nemmeno ti chiedono scusa nonostante stavano lì per amputarti un braccio con le loro trecento buste. Voglio solo scappare. Così tra una chiacchiera e l'altra e un menu al Burger King (fighissimo che ti danno il bicchiere e puoi andare a riempirtelo tu con quello che vuoi, anche 800 volte) si fanno le nove e ci salutiamo e prego in aramaico che la metro mi riporti a casa presto. Arriva dopo 10 minuti, questa volta non chiedo informazioni, faccio da me, un solo cambio e sono in zona mia, zona 4, sono a Morden. Aspetto il bus e sono ormai le dieci e mezza e il bus arriva alle undici meno dieci, io sono un polaretto, salgo che tremo e ho le mani e le gambe immobilizzate, mi siedo e .. si spengono le luci. Credevo fosse un bus relax che ti da il servizio pennichela e invece l'autista ci invita a scendere perché il mezzo è rotto. Che città di merda. Altri venti minuti e prendo il successivo e col piffero che ripasso la tessera per farmi scalare altri soldi. Arrivo a casa che è mezzanotte ormai, sono stanca morta ma la mia Jessy mi attende sveglia, vuole parlare, vedere le mie nuove scarpe e poi arriva la tragedia.. il mio piccolo ometto non sta bene, finisce in ospedale, io resto a casa con la piccola che tra le mie braccia divora un sonno profondo dall'una e mezza di sera a stamattina alle dieci e mezza. Il mio ometto sta bene, domani torna a casa e continueremo la nostra allegra settimana in questa città che non vedo l'ora di salutare.


Riportatemi a casa!

venerdì 26 dicembre 2014

Thank's God

Questa è la prima volta che non so davvero da dove cominciare, non so da dove partire e se davvero c'è un inizio. Il mio problema, fin dal liceo o forse dalle medie, sono sempre stati i finali. Ho avuto un pessimo rapporto con i finali, non sapevo mai come chiudere e scrivevo scrivevo .. ma oggi il mio problema sono gli inizi: cosa vi dico? Da dove parto?
Facciamo che è Natale, anzi, è stato Natale. Questo mio primo Natale all'estero, senza famiglia, in un'altra città, in un altro paese, un natale magico, spettacolare, che sa di festa per davvero, che sa di meraviglia e che mi ha fatto sentire così a casa, così fortunata, che non so se davvero ci sia Qualcuno da dover ringraziare per tutto questo. Forse me lo sono proprio meritato, forse sono solo stata fortunata, forse un domani pagherò un conto troppo salato per tutto questo, ma oggi è festa, sono iniziate le vacanze, adesso è tempo per le holiday.
Siamo arrivati nella City ieri sera, appena il tempo di capire che ero a Londra ed ero in vacanza anche io. Cacchio. Sono in vacanza! Non potete capire il senso del natale se non siete free come lo sono io ora. Io che non ho mai amato il natale, troppo rosso, troppo perbenismo, finti sorrisi, finti parenti e finti regali! E poi, da tre anni a questa parte, per me il natale era un giorno come gli altri, sempre chiusa in multisala a lavorare, il 24 come il 25 e come "tutti i giorni dell'anno" come recitava la segreteria di accoglienza. Ma ora sono qui, dove la gente va in giro con cappelli a forma di tacchino, dove se non indossi il christmas jumper ti senti fuori luogo, sono qui dove ogni casa ha trecento luci accese, dove la gente è serena e calma con la sua cioccolata calda in mano, dove i bimbi aspettano Santa e dove Santa arriva per davvero, in ogni angolo della strada, con luci, regali e tanti sorrisi.
Appena messo piede nella nuova casa - siamo ospiti del fratello di Abi, la mia host mom - ho apprezzato che ci fossero le scale, perché ho temuto di finire in un buco di casa con troppe persone, invece sapere che c'erano due piani mi ha dato speranza. Certo, non è enorme come la nostra reggia a West Brom, ma era perfetta. Vedere che in cucina questi hanno il tavolo e lo usano pure mi ha quasi fatto scendere la lacrimuccia. Notare che la moquette non regna sovrana e che hanno un giardino enorme con tanto di albero con l'altalena, mi ha fatto quasi invidiare la loro au pair, che ora è in Spagna a casa sua con la famiglia per queste vacanze di Natale. Cena nigeriana con spicy rice, che ormai per me non è più tanto spicy, la schweppes ginger ale e poi subito a letto che ero stanca morta e i bambini erano diventati 4 e facevano troppa confusione per me. Saliamo al piano di sopra e sono euforica nel sapere che io avrò la camera della loro au pair, privacy al primo posto. Felice di avere il mio spazio e la mia camera entro in quella che credevo fosse la ciliegina sulla torta e invece è nato così il mio nuovo proverbio: l'erba del vicino a volte è più verde della tua solo perché ritoccata a photoshop. Se togli via quel timbro clone - battuta per grafici- ti renderai conto che la tua erba alle volte è proprio la migliore sul mercato - battuta per tossici, forse - e la mia lo era.
Non importa se abbiamo il tavolo in cucina ma lo usano per altro e mangiamo a terra come i cani. Non fa nulla se abbiamo la moquette che nessuno pulisce e che pullula di germi e batteri che se girano da noi il prossimo spot dell'Amuchina ci mandano i nas. Poco conta se non abbiamo la lavastoviglie e il nostro giardino non ha l'albero con l'altalena e nemmeno mi importa se a casa i vestiti li asciugano appesi alle porte, io lì vivo in una cacchio di reggia a tre piani, con i riscaldamenti sempre a palla che mi fanno sudare anche se vivo a mezze maniche e poi, signori miei, io, a casa mia, qui in Uk, ho una camera enorme con tanto di letto matrimoniale! Questa povera crista spagnola vivrà pure a Londra in una famiglia più "normale" della mia, ma ha una camera che è un tugurio. Fredda, con un misero letto che io ci entro solo perché sono nana, a stento ha lo spazio per muoversi perché di fronte al letto c'è un mobile con i cassetti, non ha spazio! Non riesco nemmeno a farvi una foto perché la stanza è così piccola che se stendo le mani per tenere il cellulare in mano non ci entro più. Lì ho capito che cacchio, la mia famiglia è la migliore che un'au pair viziata possa desiderare, con la sua casa e la mia stanza enorme. Eccetto questo dettaglio, ho preso sonno al volo sotto al mega piumone che ringrazio Iddio ci sia perché la stanza è fredda e il mio termosifone doesn't working!
Salto tutti i dettagli perché potrei scrivere per ore, ma i post troppo lunghi con me corrono il rischio di diventare capitoli, quindi concludiamo al volo dicendo che stamattina mi sveglio senza sveglia e scendo in cucina. Magia. Sono sempre nel mio telefilm preferito. Stanno tutti aspettando il momento colazione di natale. C'era un odore buonissimo e anche se volevo ginseng e cornetto, ho amato la mia prima English breakfast come una bambina che scarta la sua bambola del cuore la notte di natale. Mi aspettava una tavola imbandita degna del miglior hotel cinque stelle: salsicce, bacon, fagioli, toast, fish, burro, tea, succhi,... Ancora mi commuovo se ci penso.
Dopo l'abbondate colazione, doccia time e poi si va tutti a casa della sorella. Lì ci aspettano i regali, altro infinito ed ottimo cibo, musica, risate, giochi.. Il natale più bello di questi ultimi anni. Sono stanca morta ma dovevo dirvi che sono stata molto fortunata e come "va di moda" da queste parti, la mia frase conclusiva è senza dubbio una sola: thank's God. E non importa se il mio è un dio nero e nigeriano, finchè mi regala tutto questo, grazie.


Non lamentatevi del finale, non fanno per me, avrei potuto scrivere per ore.


Buon Natale, anche se non sarà mai figo quanto il mio.

martedì 16 dicembre 2014

This is the life

Questa è una di quelle giornate che entrerà nella memoria, la mia.
Compleanno del mio piccolo eroe, la giornata parte all'insegna dell'eccitazione, siamo tutti gasati e felici per il nostro piccolo ometto che oggi compie 7 anni. Inutile dire che tutto parte da tempo, il conto alla rovescia, la lista dei regali, ieri sera il conto delle ore,.. Stamattina si sveglia con gli occhi strapazzati come se stesse sotto effetto di qualche droga potente, era uno spasso. Si lava e si veste in un tempo che nemmeno il migliore dei supereroi riuscirebbe a battere. Scendiamo tutti insieme al piano di sotto ed in salotto ad aspettarlo ci sono in fila tutti i suoi regali. Sette, come gli anni che compie. Lui li aspettava, crede anche di sapere cosa ci sia dentro, ma la sorpresa arriva presto, in cucina c'è una piccola torta ad aspettarlo, con i suoi eroi, i Power Rangers. Mentre in Italia la moda di questi ranger che combattono contro mostri e alieni è passata quando io ero ancora una piccola pulce, qui sono gli eroi del momento e Timothy li ha nel cuore. Vederlo commuoversi per una semplice torta, mi ha aperto il cuore. Questo piccolo bimbo ha una sensibilità enorme. È un gran signore, il mio bambino, un vero uomo. Torta, regali, candeline, cards, foto e via. Lui si eccita ad ogni regalo e scoppia di gioia nel vedere finalmente tra le sue mani tutto quello che desiderava. Manca solo la macchina, ne voleva una vera, io so già che è in garage ad attenderlo per natale, ma lui, poverello, non lo sa, ed è rimasto un po' di merda, ma avere tutto e dico e sottolineo TUTTO dei Power Rangers lo rende il bambino più felice dell'intero universo. Finito il momento festa, la mamma al lavoro, lui fa colazione e mettiamo su l'uniforme per andare a scuola con tanto di spillette, oggi lui è un Birthday boy. Va a scuola con il papà tutto contento e felice, con la sua busta di dolciumi per gli amichetti e le spille sul petto che sfoggia come fossero gradi di un'uniforme. Lo adoro. Il mondo, quando hai sette anni, è perfetto. Gira tutto nel verso giusto, ogni cosa è al posto suo, tutto è meraviglioso e tu sei felice per davvero, anche se fuori ci sono 3 gradi, stai andando a scuola e non hai avuto la macchina che volevi. Non vi dico ad 11 mesi invece quanto è perfetta la vita. Jessy è la bambina più felice di essere al mondo che abbia mai visto. Una gioia vivente. E se passi tanto tempo con lei, capisci che la vita è veramente un dono meraviglioso, i suoi sorrisi sono così preziosi che ti sentirai esplodere il cuore, la sua vocina che farfuglia suoni e pernacchie sarà per te la melodia più dolce e soave del mondo. I suoi abbracci e morsi e graffi saranno il più grande gesto d'amore e il suo cercarti con lo sguardo, volerti accanto quando si sveglia, pretendere di posare la sua testa sul tuo petto per prendere sonno saranno per te il miglior regalo che la vita potesse farti, perché ragazzi, Jessy è la vita. I bambini sono il motore di questo mondo, sono amore puro, sono un dono così prezioso che dovremmo cercare di proteggere e tutelare perché loro sanno davvero tutto. Sanno come essere felici con poco e come renderti felice con anche meno. Loro sono la vita vera, la verità, l'amore, la calma, sono casa. Io amo i miei bambini, amo ogni secondo trascorso con loro e ringrazierò sempre me stessa per aver avuto il coraggio di mollare tutto e salire qui a fare l'au pair. Volevo andare via per cento altri motivi e senza averne uno ora ne ho due per restare dove sono, almeno per i prossimi mesi.

Grazie a Te che hai reso tutto così speciale, grazie per la strada che mi hai lasciato percorrere e grazie per avermi fatto comprendere ed apprezzare tutto questo.

domenica 14 dicembre 2014

Kfc oggi sei arrivato a casa!

Non so se vi sia mai capitato di voler così tanto una cosa da fare in modo, anche solo con la forza del pensiero, che accada. Bene, a me oggi è successo esattamente questo.
Mi sveglio dal lontano mondo dei sogni e stavo una pezza, raffreddata peggio di ieri, mal di gola che si è alleggerito, ma ero stanca e spossata nonostante le quasi nove ore di sonno da coma. Ero tristissima perché cacchio dopo una settimana il weekend lo aspetti con ansia e io avevo una voglia pazzesca di uscire e andare in esplorazione senza meta e senza tempo e quindi me la sono davvero presa di non poter fare un bel nulla, oggi come ieri. Ma il karma era con me. Il tempo oggi non era dei migliori, freddo cane e vento micidiale. Così mi sono detta che non era il caso di fare la bambina capricciosa, meglio una domenica in casa che uscire e rischiare di peggiorare la mia situazione.
Scendo a fare colazione poco dopo che la famiglia è andata via per andare a messa, tutti tranne la nullità, ovviamente. Adoravo i weekend perché era sempre fuori da qualche parte, ma questa settimana ha deciso di fare la persona per bene ed è rimasto in casa. Isolato come sempre, chiuso in camera sua tipo nerd vicino ad un televisore o ad un cellulare, scende solo per mangiare e non si degna mai di spendere due parole carine per quel tesoro di moglie e quei due gioielli di figli che si ritrova. Ma torniamo alla colazione. Ero una pezza, non so chi muovesse i fili della marionetta che ero stamattina, ma dovevo assumere il paracetamolo, quindi dovevo mangiare. Colazione dolce ed abbondante, medicine e letto. Vita da larva. Sono stata in camera mia tutto il tempo, a godermi il lettone, la calma, mia mamma su Skype e il mio computer. L'unica cosa che mi faceva stare ancora un po' giù era il non poter uscire. Avevo voglia di andare a mangiare qualche schifezza e volevo provare il kfc della mia città. Mi sono detta che se fossi stata meglio sarei uscita almeno per andare a mangiare. Ma arriva la manna dal cielo. La chiamata divina.
Messa finita loro stanno andando al kfc e mi ha chiesto se avevo voglia di provarlo. No ma dico io, ma chi ti manda? Grazie Zeus. Grazie a tutto l'Olimpo! Ho avuto il mio bel kfc direttamente a casa, seduta comoda e al caldo in salotto con lei e i miei bambini adorabili. Solo vederli e stare con loro, mi ha fatto riprendere. Stavo proprio bene! Loro sono casa, sono la mia nuova famiglia, sono la mia cura. Jessy ovviamente non mi ha dato tregua, perché come mi ha visto voleva stare in braccio a me e darmi i bacetti e cantare e ridere e finire le mie patatine. La mia piccola ingorda. Amo questo posto, questa casa che sa così tanto di famiglia, questi bambini che stanno entrando così tanto nel mio cuore che andare via sarà davvero dura.
Oggi ne abbiamo parlato con la mamma, sappiamo entrambe che tutto questo un giorno dovrà finire e sarà dura e staremo male, perché ci mancherà ogni momento che stiamo vivendo insieme. Ma, così è la vita...

sabato 13 dicembre 2014

La ragazza fortunata

È sabato mattina e c'è un sole meraviglioso. Sono raffreddata e ho persino il mal di gola, ma oggi nulla potrà fermarmi. Finalmente i miei due giorni liberi sono arrivati, finalmente il mio weekend! Questo sole mette allegria, mi sono svegliata con la gioia nel cuore e tanta voglia di uscire e prendere aria finalmente, chiusa in casa da mercoledì. Sono stata poco bene e per fortuna il padrenullità ha accompagnato Tim a scuola ed è andato persino a riprenderlo nei due giorni in cui la piccola Jessy è stata con me, ringrazio qualsiasi dio dell'Olimpo che gli abbia permesso di essere così umano e disponibile. 
Sono sopravvissuta al venerdì nero, vissuto in casa per 16 ore con le mie piccole pesti. La piccola è stata amorevole quasi tutto il giorno o meglio, è stata perfetta tutta la mattinata, ha dormito, giocato, cantato ed era così calma e serena che mi ha persino permesso di girare, montare e postare un nuovo video sul mio canale. Ha seguito tutto, in silenzio e stregata. La amo. Mi guardava mentre mi riprendevo e mostravo in camera i miei prodotti, ha aspettato che finissi per saltarmi in braccio e ha seguito tutto il montaggio al pc e la pubblicazione. La mia grafica provetta! Siamo state bene fino a quando non è rientrato il piccolo Timothy a casa. Dalle tre e mezza in poi è partito il conto alla rovescia. Causa dentini che stanno nascendo è diventata insostenibile. Piangeva, voleva stare in braccio, voleva mangiare ma anche dormire e giocare e non sapevo più come gestirla. Il piccolo Timothy che si stressava con me e quella nullità del padre svaccato sul divano a non muovere un dito, tra la bimba che piangeva, io che mi dividevo tra lei, il bimbo e la cucina e lui fermo e rilassato tra pc e cellulare. Lo detesto. Per fortuna poi Jessy si è calmata e ci ha concesso la sublime cena con spaghetti, panna e salmone. Ovviamente lei che non lascia nulla dopo il suo latte ha voluto anche tutto il salmone che era nel mio piatto. La mia vacchetta. Un giorno di questi me la ritrovo obesa! Il padrenullità finalmente per noi è uscito di casa e ringraziando sempre gli dei la piccola è crollata, così io e il mio ometto ci siamo goduti la nostra serata relax e di coccole tra film, te caldo con latte e dolci. E poi, ingordi, dopo scarsa un'ora ci siamo andati giù pesante con Pringles e CocaCola. Siamo proprio due inglesi spazzatura ormai.
La bimba si è svegliata e ha ripreso i suoi capricci, placati dopo l'ennesimo biberon e il cambio pannetto. Era una pazza e con le sue facce ci ha fatto morire ieri, lo show più bello è stato lei. A ridere come due deficienti io e Tim e a rincorrerci tutti e tre per casa con noi che scappavamo da lei che gattonava indemoniata sbavando ovunque che voleva stare con noi. Amo questi bimbi e il loro modo di farmi sentire una di loro, una scema, una bimba, una sorella, una di famiglia.
La mamma attorno alle undici è finalmente rientrata trovandomi stremata e stanca. Non ho avuto nemmeno la forza di odiarla per le 16 ore di lavoro e nemmeno il tempo di lamentarmi che mi ha colpito e affondato salendo in camera mia e dicendomi che mi aveva accreditato i soldi della settimana con l'extra per essere stata con i bimbi di sera. Che donna. Non mi ha dato nemmeno modo di potermi lamentare. Sono stata molto fortunata, la mia esperienza è la testimonianza che di famiglie buone che non sfruttano le au pair e che apprezzano quello che fanno per loro, esistono ancora.

La ragazza fortunata vi saluta, doccia e via! Parte il weekend!

Ps. È in cantiere una grande sorpresa per tutti voi.. Take care!

venerdì 12 dicembre 2014

Finally Friday!

Finalmente venerdì. Frase che tutti i ragazzi della mia età ripetono in questo giorno. La serata dei drinks, degli happy hours, della disco, dell'uscita con la tipa, l'aperitivo con l'amica.. Ma per me è diverso. Quando davvero la tua settimana finisce il venerdì e hai due giorni free, le cose cambiano. Il tuo è davvero un "finalmente venerdì". E chi se ne frega del tuo cocktail, della tua birra ghiacciata al pub e della tua serata con la tipa! Per me stasera niente disco, niente pub, per me stasera casa e bimbi. Ebbene si. La mamma oggi dopo il lavoro non torna a casa, ha un party di lavoro, una cena natalizia in qualche locale per intenderci e mi ha chiesto il favore di restare a casa con i bimbi anche dopo le sette di sera, quando invece è quella l'ora in cui io divento magicamente libera. Non potendo fare affidamento su quella nullità che è il marito, povera donna, ha chiesto a me il piacere. So che lo farò gratis, so che non mi darà nemmeno un penny in più domani, ma non mi pesa. Alla fine, per dirla tutta, io stasera non avrei fatto niente di speciale. Sarei stata in camera mia a godermi la pace e la calma di una serata senza timer. Senza avere il "bed time" perché tanto domani non ho sveglie, tanto domani è sabato e io sono libera di fare quello che mi pare quando mi pare. Insomma, non mi peserà stare con loro extra. Anche perché, ormai sono a casa mia. Giocheremo, ceneremo insieme, guarderemo magari un film in tv e le undici di sera arriveranno comunque. E poi loro amano stare con me e rendono ogni nostro momento davvero speciale.
Ieri la mamma è tornata a casa dopo il lavoro per prendere i bimbi e andare in chiesa con loro e io ho adorato il loro rientro, quando il piccolo Timothy è salito in camera mia ad abbracciarmi e dirmi che domani sarebbe stato un altro grande giorno speciale insieme. Bacio della buonanotte che mi ha scaldato il cuore. Io amo questi bambini. Amo la mia Calimera che mi sorride e mi azzanna come una vampira perché non sa dare i baci e con quei due piccoli dentini a metà che le stanno crescendo mi mordicchia tutta! La amo quando passa le ore in braccio a me per accarezzarmi e poi in realtà mi stacca pezzi di carne con quelle unghiette inesistenti e tenere. La ammiro quando passa le ore a giocare da sola e poi si gira per controllare che io ci sia, mi sorride, gattona verso di me e salta sulle ginocchia per dirmi "ehi, io sto bene con te!" Adoro il mio piccolo ometto la mattina quando prima di entrare a scuola deve darmi il suo bacio della buona giornata, l'abbraccio e aspetta che io baci lui su quelle guanciotte tenere che ha. Sono dei bambini amorevoli che non puoi davvero non considerare come fratelli, piccoli amici, cugini.. Non lo so nemmeno io come li definirei, ma sono i miei bambini e questo sarà un magnifico venerdì insieme! Specie se saremo soli in casa, senza il padre che tanto mi fa sentire a disagio e che tanto considero una nullità. Ci divertiremo, statene certi, io e i miei bimbi. Felice weekend e buon venerdì a tutti, Lari.

mercoledì 10 dicembre 2014

Riflessioni mattutine

Una volta che entri nel meccanismo, ti piace pure! Ormai sono qui da quasi un mese e mezzo e oramai mi è ben chiaro quali sono i miei compiti, diritti e doveri e anche se ogni giorno mi sembra sempre un test, anche se ogni mattina non so mai se la giornata andrà bene o male, se saprò come comportarmi etc, ormai ci sono. A poco a poco sto entrando nel ritmo della quotidianità e se solo mi entrasse in testa che devo vivermela al 100% come una di famiglia perché ormai è quello che sono, cerco sempre di ricordarmi che sono un au pair, che ho dei compiti, in un certo senso che sono qui per "lavorare". Ma così non è. Non riesci più a distinguere i momenti "lavoro" da quelli di "vita comune", io non riesco più a vederla e viverla come un lavoro, non riesco più a stare lì a dirmi "no questo non è compito mio, no questa cosa non la faccio" etc. Anche perché loro mi trattano davvero come una di loro, la mamma sopratutto. Lei è la persona più speciale che potessi mai incontrare. Mi chiede consigli sui figli, sui regali per loro, persino la decisione se mandarla o meno al nido e in quale spetta quasi a me! Siamo sorelle, amiche, parenti.. Tutto. Adoro come mi fa sentire. Sono stata molto fortunata. Non è esigente, non controlla mai se ho stirato i vestiti dei bimbi, non mi dice quando e come fare le cose, non si lamenta di nulla, non mi controlla, non mi chiede mai dove passo il mio tempo libero, si fida, si fida ciecamente di me e sa che sono una brava persona che sta vivendo questa cosa con amore e serenità. Pensate che domenica, nonostante fosse il mio giorno libero, sono rimasta a casa con lei e i bimbi, perché avevo piacere, dopo una settimana di "lavoro" a vivermi la "mia" famiglia. Tant'è che sono andata al cinema con il bimbo. Alla fine c'era un freddo che ti gelava anche le ossa, non sapevo che fare, il cinema mi piace e allora.., via! E lei ovviamente ha pagato per noi. Ma si fida così tanto che mi ha lasciato la sua carta di credito più importante (perché qui hanno conti aperti ovunque e carte differenti per ogni cosa, assurdo) con tanto di pin e mi ha detto "vai, questo è il codice, paga con la carta". Arrivati a questo punto, sono a casa. Sto iniziando a vivermela come una di loro, più serena, tranquilla, senza pensare che quella cosa va fatta che questo è un mio compito e questo no, vivo con naturalezza e semplicità ogni giorno con loro. Oggi c'è il papà in casa, ha accompagnato lui Tim, così, mentre la piccola è uscita con la mamma per andare al nido, io mi godo la casa. Ho fatto la mia seconda colazione, ho sistemato il mio bagno, aggiornato il blog e adesso mi godo la pace e il relax di una ragazza che si sta abituando ad una nuova vita, innamorata della sua nuova casa, della sua nuova città, ma soprattutto di questa famiglia così speciale e che tanto mi fa sentire veramente a casa.

domenica 7 dicembre 2014

Cinema, che passione!

Il cinema è sempre stata una delle mie passioni e quando dico "il cinema" intendo tutta la macchina che gira intorno. Dall'andare in multisala a vedere un film al semplice scegliere un film da vedere la domenica sera a casa a tutto il resto quale può essere il fatto stesso di vivere una multisala. Perché per ben tre anni la multisala della mia città è stata un po' casa mia. Lavoravo 6 giorni su 7 in media sulle 30/40 ore la settimana, dipendeva dai periodi e facendo spesso apertura e chiusura entrare alle 15 in quel posto ed uscirne stanca morta alle 23 è stato davvero come viverci. Non era il lavoro della vita, guadagnavo una miseria e mi stressavo tantissimo, ma mi piaceva. Mi piaceva inserire la programmazione, compilare i programmini per le case di produzione, mi piaceva consigliare la gente su quale film vedere, mi incuriosiva tutto e mi affascinava ogni cosa. Salire in proiezione fu il top per me. Quando ancora avevamo le pellicole. Perché col passaggio al digitale non c'è molto da fare, azioni un bottone e tutto fila liscio. Sarà che è migliorato per chi guarda. Andare adesso al cinema è tutta un'altra cosa, con il digitale.
Oggi sono stata all'Odeon con il mio piccolo ometto a vedere un film d'animazione: The Penguins of Madagascar. Film per bambini, non certo all'altezza del precedente Paddington, ma fatto davvero bene. Una grafica mozzafiato. Sarà questo benedetto digitale, sarà che la grafica è migliorata, ma gli effetti erano qualcosa da rimanerci secchi. Il pelo dei pinguini sembrava vero! Sono cose che mi affascinano, ero più contente io del piccolo Tim. Che poi qui la multisala è tutta un'altra storia. Da noi sono posti caotici dove c'è confusione a qualsiasi ora, con le ragazze che lavorano poverine che sono stremate (come lo ero io), con la gente che fa file chilometriche per i biglietti, le sale enormi ma che peccano di audio e cento altre cose. Qui invece regna la calma. Puoi farti il biglietto anche da solo, alle macchinette, scegli film, orario, posto in sala e finisce la storia, senza pagare supplementi o cose simili come accade da noi se prenoti online i tuoi posti, almeno nella mia città. Se invece non hai la minima voglia di tirar fuori dalla giacca il tuo ditino per scegliere tutto tramite questi distributori, sali al secondo piano e vai direttamente al bar. Esatto. Lì dove puoi comprare i menu pop corn o cento altre schifezze varie puoi anche fare i biglietti e i ragazzi sono sereni, calmi, sorridenti, che sembrano finti o così super pagati da lavorare con amore e grazia. E ti fanno scegliere il tuo posto, anche se è domenica. E il biglietto non costa di più degli altri giorni. Adoro tutto. La gente è serena, calma, zero file chilometriche, addirittura la merce è esposta tipo scaffali che tu puoi scegliere, prendere e pagare in cassa. Se lo facessero da me, andrebbero a perderci. Molti si riempirebbero le tasche o peggio le borse e andrebbero anche via. Qui invece c'è la fiducia verso il prossimo, c'è l'educazione, il rispetto, ci sono le regole. E sono queste le cose che mi fanno sentire male. Ieri a Birmingham ho visto l'università. Solo vederla da fuori ti metteva voglia di andarci. Sale immense dove i ragazzi studiano, ma con piacere. Sale di registrazione enormi, con microfoni veri, sale per l'audio, il video, per chi suona, per chi studia cinema, per chi studia canto... Tutto meraviglioso. Ne sono uscita più innamorata di prima. Ma con la tristezza nel cuore. Perché è triste dover andare fuori per vedere come funziona il mondo, per capire che ci sono tante cose belle. Mi dispiace dover dire che mi sembra di aver perso solo tanto tempo chiusa nelle quattro mura della mia città del sud che non offre proprio nulla. E sono anche più triste nel pensare che in generale, anche se fossi andata via da Foggia per andare in un'altra città d'Italia, non avrei mai avuto le stesse emozioni, gioie e soddisfazioni che ho qui. Non avrei certo trovato persone che ti offrono passaggi solo perché capiscono che sei in difficoltà, nessuno avrebbe tenuto in tasca la carta della caramella per mesi pur di non gettarla a terra, nessun ragazzo in ritardo per andare a lavoro si sarebbe fermato per darti con calma delle indicazioni. Qui sembra davvero il paese dei balocchi e rattrista solo pensare che per amare un posto e vivere sereni bisogna andare così lontano da casa...

venerdì 5 dicembre 2014

Dove c'è cinese c'è casa

Nuova regola della casa: il venerdì non si cucina.
Da quando sono qui - esattamente 35 giorni - non so mai che giorno della settimana sia, di conseguenza non ho mai dato peso al fatto che di tanto in tanto si ordina la cena, quindi è stato bene chiarire questa cosa oggi, mi tornerà utile. Diciamo che dopo aver perso peso i primi 20 giorni ed essere stata anche poco bene, mi sono concessa fin troppi sfizi e oggi è stato uno di quei giorni in cui avrei potuto esplodere da un momento all'altro e non è detto che non accada nelle prossime ore. Colazione con cioccolata calda e merendina. Tutto sembrava salutare. Avevo il mio latte di soia, la mia merendina senza glutine, senza latte e uova ed era una colazione in linea con il buon proposito di darmi una regolata se non voglio finire in qualche ospedale a disintossicarmi. Ahimè, ho continuato a cedere a continue tentazioni ogni tre ore con il buon proposito - dopo aver mangiato come se non ci fosse un domani passando dai tortellini ai toast ai donut - di non cenare una volta tornati a casa. Ho resistito e non ho fatto compagnia ai bimbi, ho solo preparato per loro. Una banana spiaccicata per la mia piccola e farfalle cream per il mio ometto che fino alla fine andrà in overdose per questo piatto. Arriva il messaggio della mamma che mi chiede se stasera mi va la pizza. No, dico io, ad un italiana puoi mai chiedere "se per caso" le va di mangiare una pizza? Specie dopo aver mangiato quella di Domino's ed averla valutata ottima!? Così le dico che non sono domande da fare: certo che voglio la pizza! Addio buon proposito di mantenermi almeno per cena visto che avevo mangiato male e tanto. Ma le cose vanno peggio dopo che Timothy decide che non ha voglia di pizza e che stasera è tempo di ordinare cinese. La mia fine. Ho mangiato come se sapessi che d'ora in poi sarà vietato anche solo guardare il cibo. Riso, gamberi fritti in pastella tipo toast con il sesamo, involtini primavera, pollo fritto, altra sottospecie di cibo fritto e CocaCola come se fosse acqua altissima, purissima e levissima.
Non ho mai dato peso al peso, non sono tipo che si preoccupa delle calorie, ma sopratutto sono di quelle che considera davvero il cibo uno dei pochi piaceri ancora legali nel mondo, ma mi rendo conto che per il mio stomaco e per me stessa sia arrivato il momento di darmi una regolata.
Solo che tutto quel cibo, tutto quel clima di casa, calore, famiglia... Come potevo rinunciare?
È stato meraviglioso cenare tutti e 4 in soggiorno con Andrea Faustini in replica ad X-factor, con Jessy che ingurgita cibo a destra e manca e canta e ride da sola, con 25 gradi in casa e 1 fuori, in tuta, al caldo, con loro che ormai per me sono una famiglia. Il miglior primo venerdì del mese che potessi avere. Sono stata molto fortunata a trovare una famiglia come la loro, che mi fa sentire a casa, che mi tratta come una di loro, che mi da amore e serenità. Dopo cena, salutare la piccola e vederla gattonare di corsa per darmi un bacio (in realtà ti lecca mezza faccia apre la bocca e prova ad azzannarti anche se non ha denti e ride come una polla perché è felice, sempre), vedere Timothy lasciare il suo ipad per venire ad abbracciarmi e darmi la buonanotte, sono state il premio più grande per questa settimana con loro. Amo i miei bambini, adoro la mia nuova famiglia, adesso io sono veramente a casa.

Inizia il weekend, i miei free days sono appena cominciati.


Take care!

mercoledì 3 dicembre 2014

Farfalle cream

Penso che mangiare sia una delle poche cose ancora legali su questo pianeta, per noi che possiamo ancora permettercelo perché, insomma, c'è sempre quella storia che i bambini in Africa muoiono di fame. Storia che ci raccontano da quando siamo bambini, ma poi, dico io, esistono davvero questi bambini che muoiono di fame? No perché la televisione ci passa un po' quello che vuole, io non mi fiderei più di tanto delle sue storie. Anche perché quando la mia amica Alessandra è andata in Africa per un mese come infermiera è tornata con minimo 7 chili in più. Ma oggi parleremo di altro, parleremo di come il mondo stia andando a rotoli.
Io sono arrivata qui che carne non ne mangiavo, che non toccavo glutine e che avevo detto no al lattosio. La coca cola non mi piaceva, il gelato a stento d'estate e i dolci solo nel periodo che ogni donna conosce bene almeno per 5 giorni ogni mese, amore per le verdure e tanta passione per la cucina. Eccetto la passione per la cucina, che conservo ancora, è cambiato tutto. 
Vivo nei fast food, mi ingozzo di cibo come se non ci fosse un domani, le verdure non so nemmeno che forma abbiano, ho iniziato ad amare il pollo inglese, bevo la pepsi - che non è la coca cola! Attenzione! In Italia se ordini una coca e ti servono una pepsi manco ci fai caso, qui se dici "a coke" e non vendono CocaCola ma Pepsi, il tipo o la tipa ti turno ti guarda in modo strano e ti sottolinea "a Pepsi, not a coke" della serie che Pepsi è una cosa e CocaCola è un'altra e deve essere chiaro che sono due cose distinte e separate! Non stai chiamando la bevanda, qui chiami la marca, il brand, il marchio! Come se vai da Rocco al Nessun Dorma e gli dici "Rocchino fammi una Gasoline!" invece di dire "Rocchino dammi una birra!" perché cacchio stai parlando della Gasoline non della Heineken o della Peroni. Ci siamo capiti? - stravedo per il gelato e da quando mi hanno fatto scoprire Costa ormai i dolci sono una passione, cioccolata calda annessa. Maria Francesca, che per me da oggi sarai solo Francesca che troppi nomi non posso ricordali, ti sarò per sempre grata! Hai un posto nel mio cuore con i tuoi consigli. Ormai sono drogata di cibo spazzatura e dopo il primo mese in cui sono andata avanti a 2 toast al giorno, capogiri, stomaco e perdita di chili, adesso rischio colesterolo e obesità. Ma insomma, questa è l'Inghilterra, questa sono io, ora. Il punto, però, è che mentre io sto diventando un'affamata che mangia anche l'aria che respira e vive di sole porcate inglesi, il mio piccolo ometto sta diventando drogato di cibo all'italiana! Da quando ho cucinato le farfalle con panna (che chiamano cream perché, poveri sfigati, gli inglesi non hanno la panna da cucina), zucchine e salmone affumicato, il suo cuore e il suo stomaco battono solo per me. Sono 3 sere di fila che mi chiede le farfalle con la panna, visto che ha finito il salmone. E così, stasera, ha aspettato che finisse il mio "turno di lavoro" per dire che voleva 'ste cavolo di farfalle! Evoglia la madre a dire "spicy rice" lui voleva le cacchio delle "farfalle with cream" e mica poteva cucinare lei, solo io so come si preparano. Che poi, caro il mio ometto, quelle sono farfalle bollite e passate nella Philadelphia sul fuoco caldo per meno di un minuto. Poteva fartele anche tua madre. Ah, degno di nota, qui mangiano la pasta molla, che mia nonna getterebbe al volo in pasto al peggior cane del quartiere, adesso, grazie a me, solo pasta al dente! E che diamine. 
Ma insomma ormai sono la padrona indiscussa della cucina. Ho un futuro come chef in Uk. Anchè perché possiamo essere sempre il peggior paese del mondo, ma la cucina nasce in Italia. Come la moda. Aprirò un capitolo sulla moda visto che questi qui vanno vestiti come i barboni. Ma oggi vi è toccato il capitolo cucina! Vi posterò presto un video-riassunto del mio cibo spazzatura!


Take care!


lunedì 1 dicembre 2014

E un mese se ne va ...

E niente alla fine è passato un mese. Oggi, primo dicembre, è esattamente un mese che sono qui in Uk. A quest'ora, un mese fa, arrivavo a Londra, impaurita, spaventata per metà, anche un po' triste e poi sconvolta. E alla fine la gioia, il periodo di adattamento, capire cosa fare, come,.. Sembra passato tanto tempo da quando sono qui e alcuni giorni invece mi sembra pochissimo, come se fossi sempre appena arrivata.
In un mese solo non ti abitui bene a tutto. Ancora oggi, nonostante sappia quali siano i miei compiti, mi chiedo se spetti a me fare una cosa o meno, quando farla, se la faccio bene.. La famiglia che mi ospita non è la tipica famiglia inglese, sono immigrati come me. Anche loro immersi per metà in una cultura che non è la loro. Cercano di mantenere comunque sempre attive le loro origini e li capisco benissimo. Ad esempio la lingua. Tra loro, marito e moglie, parlano spesso in nigeriano, non in inglese. Ed è come quando la sera al telefono io parlo in italiano con mia mamma. Il cibo, altro esempio. Di base cucinano i loro prodotti tipici che comprano qui in negozi nigeriani. Ed è esattamente come me che per quanto mi sia "piegata" al te caldo o a dolci e schifezze simili, voglio comunque la pasta, le zucchine, la philadelphia, i pomodori freschi e non la salsa, la nutella e non il burro d'arachidi, la piadina e non solo il toast. 
Vivere con loro mi fa sentire a casa. Perché loro fanno di tutto per farmi sentire come a casa mia, sempre serena, tranquilla, mai a disagio. Lei, la mamma, è perfetta. Non potevo avere di meglio. Mezza mamma e mezza sorella ormai, siamo quasi buone amiche. I bambini mi adorano, la piccola soprattutto ama il suo tempo con me ed io sono felice. Qui sto bene. Sto davvero bene. Mi piace ogni cosa di questo meraviglioso posto, persino prendere il bus anche se ci sono 6 gradi o uscire senza ombrello anche se piove, il cielo sempre grigio ormai mi piace, gli scoiattoli vaganti fanno compagnia, a poco a poco anche la lingua ti entra nelle vene, l'altro giorno in bagno pensavo in inglese e ne sono uscita sconvolta. 
Per il momento, di questo mese, ho solo cose positive di cui parlare. Non c'è qualcosa degna di negatività da essere ricordata. Anche la discussione che ho avuto con il papà di casa, è scivolata via, nonostante ci sia stata parecchio male, al punto da voler tornare a casa. Ma insomma, una persona non vale quanto tre, un giorno non è alla pari con gli altri 29 e di questo mese posso solo ricordare cose belle. Saranno tutti questi giorni così positivi a darmi la forza, la grinta e la carica per affrontare gli altri 5 che ancora mi aspettano. 
Questo mese sarà quello più movimentato, fatto di cambiamenti e movimenti e ne vedremo delle belle! Per ora il piano è restare nel Midland fino al 24 poi andremo a Londra per le vacanze di Natale e torneremo a casa i primi di Gennaio. Non so cosa mi aspetti, ma se i giorni a venire saranno magici come quelli appena trascorsi, bene, allora davvero questo è il posto che fa per me, con le persone giuste ed i momenti giusti.


Vi abbraccio. 


Lari